lunedì 23 gennaio 2017

"Camminando di notte sui tacchi a spillo"


Tratto dal libro di Stella Borghesi:
I COLLANT DI MIO MARITO
Pubblicato da YOUCANPRINT

Nuova edizione rivista e aggiornata nel febbraio 2017
Disponibile anche in versione digitale su Streetlib

"Era già da un po’ di tempo che la mia femminilità repressa si agitava nel mio animo segretamente  e una  sera, spinto da un desiderio irrefrenabile, avevo deciso di lasciare  spazio al mio lato femminile. Mi ero  preparato accuratamente indossando ogni  cosa  che mi facesse sentire “bellissima” e avevo  lasciato la macchina  in fondo al parcheggio accanto ad un percorso pedonale alberato e appena un po’  illuminato da alcuni piccoli lampioncini tra i cespugli. Non c'era anima viva  ed in quel silenzio ovattato ho provato finalmente il piacere intenso di poter camminare liberamente sui tacchi a spillo mentre il vento autunnale faceva ondeggiare la minigonna leggera lasciando intravvedere il mio intimo raffinato. Era una sensazione molto eccitante ma dopo un po’  sentivo crescere il desiderio di poter essere vista da qualcuno e senza quasi rendermene conto avevo attraversato il parcheggio ritrovandomi a percorrere  il marciapiede alberato della strada  principale.  C’era molto traffico ed era emozionante vedere le macchine che rallentavano per poter osservare meglio la mia figura femminile. Avevo indossato una minigonna beige a balze leggere, calze nere con  tacchi a spillo ed i lunghi  capelli biondi della parrucca  scendevano sulle spalle  sopra il giubbetto di pelle nera. Non erano abiti eccessivamente vistosi ma camminando lentamente come una donna non passavo certo inosservata. Mi batteva forte il cuore ma con il passare dei minuti i miei passi acquisivano sempre maggior naturalezza  ed in quei momenti era  come se fossi in totale  armonia con il mondo. La paura era forte ma l’eccitazione che provavo era ancora più forte della paura e  dentro di me ero combattuta tra il desiderio e la paura che una macchina si potesse fermare. Ero travolta dall’emozione, mi sentivo intimamente  appagata da quelle sensazioni femminili così inebrianti,  mi sentivo osservata e desiderata, vulnerabile e indifesa.  Ero letteralmente soggiogato da quel gioco di ruoli ed ero così eccitata che se qualcuno si fosse davvero  fermato e mi avesse invitato a salire avrei finito per accettare  quell’invito per  essere “sedotta” e lasciarmi accarezzare come una donna. Immaginavo questo e molto  altro ma il mio desiderio era servito solo ad alimentare la mia fantasia che ormai spaziava liberamente. Quella sera avevo preso consapevolezza che la mia femminilità aveva bisogno di poter essere manifestata e che quei brividi e quelle sensazioni notturne mi apparivano  troppo emozionanti per restare  confinate tra le mura di casa.”




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