Tratto dal libro di Stella Borghesi:
IL MONDO SEGRETO DEI TRAVESTITI
Pubblicato da lulu.com
“Fin da ragazzino ho avuto una
passione per gli abiti femminili. Mi piaceva guardarli, toccarli sentirmeli
addosso. C'erano periodi in cui non potevo farne a meno e periodi in cui il desiderio
sembrava essere scomparso. Però prima o questo strano desiderio ricompariva e
allora provavo ogni cosa che mi
capitava, cose di mia madre, di mia zia o di mia sorella. Una volta mi sono
eccitato moltissimo ad indossare la biancheria intima di un'amica di mia madre
che era ospite a casa nostra per qualche giorno. Aveva una biancheria molto
sexy e fu la prima volta che
indossai un corpetto ricamato con reggicalze. A 19 anni la voglia di avere della
biancheria da donna solo per me mi spinse a superare le mie paure e rischiare
i primi acquisti nei centri
commerciali superando ogni imbarazzo iniziale . A casa avevo ricavato un
nascondiglio dove custodivo gelosamente la mia collezione di lingerie ,
collezione che con il tempo si faceva sempre più ricca e preziosa. In certi
periodi il desiderio di indossare tutte quelle cose raffinate e seducenti diventava
così forte da risultare irresistibile. Era come una febbre che mi assaliva e che mi faceva stare male come una
malatti. Io l’avevo chiamata femminite
e per farla scomparire l’unica
soluzione era quella di superare le mie paure di essere scoperto e di assecondare quel desiderio di
travestirmi da donna. Nella fase di femminile acuta sentivo i bisogno di indossare
i collant e le mutandine di pizzo anche per andare a scuola . Nessuno si è mai
accorto di nulla ed era piacevole la sensazione di indossare quelle cose così
sexy all’insaputa di tutti. Era il piacere mentale di fare qualcosa di
proibito, di segreto, qualcosa di scandaloso ma allo stesso tempo era anche un piacere fisico che si manifestava al tatto con il fruscio del naylon sulla pelle
depilata o il piacere di sentire il tessuto ricamato delle mutandine che si insinuava
in mezzo ai solchi del mio sedere. Più il rischio aumentava e più la cosa diventava
eccitante . In quei momenti era come se non avessi più la reale percezione del pericolo
anche se razionalmente ero consapevole che questo prima o poi mi avrebbe creato dei problemi. Eppure
non sapevo rinunciare a tutti quei simboli eccitanti della femminilità che
riuscivano a soggiogarmi ogni volta
che era proprio una donna ad indossarli . Di fronte a quelle donne
femminili che ostentavano quelle armi di seduzioni così affascinanti mi comportavo come tutti
gli altri uomini e ne ero profondamente attratto. Rispetto agli altri uomini però
io sentivo anche il desiderio e la curiosità di sperimentare su me stesso quelle
stesse cose e quando mi guardavo allo specchio, dopo essermi truccato e
vestito, provavo una sorta di piacere appagante, un benessere indefinito, una sensazione gradevole ed una
certa euforia. Sensazioni molto
simili a quelle che provavo stando in compagnia di un’attraente ragazza. Amavo
vedere su me stesso le stesse cose
che desideravo vedere indossate
dalle donne e davanti allo specchio era come se io mi divertissi a farglele
indossare.”
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