Tratto
dal libro di Stella Borghesi:
COME
UNA DONNA
Pubblicato
da Streetlib, aprile 2017
Mi distesi sul divanetto laterale fingendo di
riposare, con le gambe leggermente ripiegate ed il sedere rivolto verso il
corridoio. Così facendo chi passava davanti alla porta non poteva vedere il mio
viso reclinato verso gli schienali dei sedili ma solo il mio corpo. Nel
ripiegare le gambe la mia minigonna lasciò inesorabilmente intravvedere le calze
velate con il reggicalze e le mutandine di pizzo in bella mostra. Mi sentivo
desiderata e desiderabile, mi sentivo donna, una donna affascinante e
seducente.
La porta era rimasta socchiusa ma avevo lasciato
intenzionalmente socchiuse anche le tendine, quel tanto che bastava affinché dal corridoio si potessero vedere le mie gambe, le mie mutandine e sopratutto
la mia mano che nel frattempo si era messa ad accarezzare lentamente il mio
sedere. Stavo agendo d’impulso, non sapevo nemmeno io quello che stavo facendo
ma la mano sembrava agire senza sentire le mie ragioni. Poi percepii il rumore
dei suoi passi. Era davanti alla mia porta, aveva rallentato, aveva guardato
dentro, aveva esitato ma poi si era allontanato. Una punta di delusione si
mescolava ad un senso di sollievo e non sapevo quale fosse lo stato d’animo
prevalente. Avevo temuto e allo stesso tempo avevo sperato che potesse
succedere qualcosa ma non era accaduto nulla di nulla, solo qualche attimo di
intensa emozione. Lui era passato oltre la porta ed il pericolo era
cessato.
Però poi sentii nuovamente i suoi passi, ed erano
passi in avvicinamento. Si era fermato e adesso era proprio davanti
all’ingresso. I capelli della mia parrucca mi coprivano il viso ma riuscivo
ugualmente ad intravvedere il suo corpo.
Lui finge di guardare oltre il finestrino ma poi si gira verso la porta socchiusa
cercando con lo sguardo il mio corpo. Mi batte forte il cuore e trattengo il
respiro mentre continuo ad osservarlo con la coda dell’occhio senza però
riuscire a vedere il suo viso. Fingevo di dormire mentre con la mia mano continuavo ad accarezzare le mie
gambe fino ad arrivare maliziosamente sotto le mutandine di pizzo. Lui esitava
ancora indeciso ma quando aveva visto in che modo mi stavo accarezzando ha
vinto le sue paure residue e aveva fatto scorrere la porta dello
scompartimento.
Era entrato. Mi stava osservando in silenzio…