martedì 9 maggio 2017

"Con la minigonna aderente"



Tratto dal libro di Stella Borghesi:
COME UNA DONNA
Pubblicato da Streetlib, aprile 2017

Mi distesi sul divanetto laterale fingendo di riposare, con le gambe leggermente ripiegate ed il sedere rivolto verso il corridoio. Così facendo chi passava davanti alla porta non poteva vedere il mio viso reclinato verso gli schienali dei sedili ma solo il mio corpo. Nel ripiegare le gambe la mia minigonna lasciò inesorabilmente intravvedere le calze velate con il reggicalze e le mutandine di pizzo in bella mostra. Mi sentivo desiderata e desiderabile, mi sentivo donna, una donna affascinante e seducente.
La porta era rimasta socchiusa ma avevo lasciato intenzionalmente socchiuse anche le tendine, quel tanto che bastava affinché dal corridoio si potessero vedere le mie gambe, le mie mutandine e sopratutto la mia mano che nel frattempo si era messa ad accarezzare lentamente il mio sedere. Stavo agendo d’impulso, non sapevo nemmeno io quello che stavo facendo ma la mano sembrava agire senza sentire le mie ragioni. Poi percepii il rumore dei suoi passi. Era davanti alla mia porta, aveva rallentato, aveva guardato dentro, aveva esitato ma poi si era allontanato. Una punta di delusione si mescolava ad un senso di sollievo e non sapevo quale fosse lo stato d’animo prevalente. Avevo temuto e allo stesso tempo avevo sperato che potesse succedere qualcosa ma non era accaduto nulla di nulla, solo qualche attimo di intensa emozione. Lui era passato oltre la porta ed il pericolo era cessato. 
Però poi sentii nuovamente i suoi passi, ed erano passi in avvicinamento. Si era fermato e adesso era proprio davanti all’ingresso. I capelli della mia parrucca mi coprivano il viso ma riuscivo ugualmente ad intravvedere  il suo corpo. Lui finge di guardare oltre il finestrino ma poi si gira verso la porta socchiusa cercando con lo sguardo il mio corpo. Mi batte forte il cuore e trattengo il respiro mentre continuo ad osservarlo con la coda dell’occhio senza però riuscire a vedere il suo viso. Fingevo di dormire mentre con  la mia mano continuavo ad accarezzare le mie gambe fino ad arrivare maliziosamente sotto le mutandine di pizzo. Lui esitava ancora indeciso ma quando aveva visto in che modo mi stavo accarezzando ha vinto le sue paure residue e aveva fatto scorrere la porta dello scompartimento.
Era entrato. Mi stava osservando in silenzio…


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