sabato 11 febbraio 2017

"Una collezione di lingerie"

Tratto dal libro di Stella Borghesi:
IL MONDO SEGRETO DEI TRAVESTITI
Pubblicato da lulu.com


“Fin da ragazzino ho avuto una passione per gli abiti femminili. Mi piaceva guardarli, toccarli sentirmeli addosso. C'erano periodi in cui non potevo farne a meno e periodi in cui il desiderio sembrava essere scomparso. Però prima o poi questo strano desiderio ricompariva sempre e allora provavo ogni cosa che mi capitava, cose di mia madre, di mia zia o di mia sorella. Una volta mi sono eccitato moltissimo ad indossare la biancheria intima di un'amica di mia madre che era ospite a casa nostra per qualche giorno. Aveva una biancheria molto sexy e  fu la prima volta che indossai un corpetto ricamato con reggicalze. A 19 anni la voglia di avere della biancheria  da donna solo per me  mi spinse a superare le mie paure e rischiare i primi acquisti  nei centri commerciali superando l’imbarazzo iniziale . A casa avevo ricavato un nascondiglio dove custodivo gelosamente la mia collezione di lingerie , collezione che con il tempo si faceva sempre più ricca e preziosa. In certi periodi il desiderio di indossare tutte quelle cose raffinate e seducenti diventava così forte da risultare irresistibile. Era come una febbre che mi assaliva  e che mi faceva stare male come una malattia. Io l’avevo  chiamata “femminite” e  per farla scomparire l’unica soluzione era quella di superare le mie paure di essere scoperto  e di assecondare il desiderio di travestirmi da donna. Nella fase di “femminite” acuta sentivo il bisogno di indossare i collant e le mutandine di pizzo anche per andare a scuola ma nessuno si è mai accorto di nulla ed era piacevole la sensazione di indossare quelle cose così sexy all’insaputa di tutti. Era il piacere mentale di fare qualcosa di proibito, di segreto, qualcosa di scandaloso ma allo stesso tempo era anche un vero e proprio piacere  fisico che si manifestava al tatto con  il fruscio del nylon sulla pelle depilata e con la percezione del delicato tessuto ricamato delle mutandine che si insinuava in mezzo ai solchi del mio sedere. Più il rischio aumentava e più la cosa diventava eccitante. In quei momenti era come se non avessi più la reale percezione del pericolo anche se razionalmente ero consapevole che questo prima o poi  mi avrebbe creato dei problemi. Eppure non sapevo rinunciare a tutti quei simboli eccitanti della femminilità che riuscivano a soggiogarmi ogni volta  che era proprio una donna ad indossarli . Di fronte a quelle donne femminili che ostentavano quelle armi di seduzioni così  affascinanti mi comportavo come tutti gli altri uomini e ne ero profondamente attratto. Rispetto agli altri uomini però io sentivo anche il desiderio e la curiosità di sperimentare su me stesso quelle stesse cose e quando mi guardavo allo specchio, dopo essermi truccato e vestito da donna, provavo una sorta di piacere appagante,  un benessere indefinito, una sensazione gradevole ed una certa euforia. Sensazioni  molto simili a quelle che provavo stando in compagnia di un’attraente ragazza. Amavo vedere su me stesso  le stesse cose che desideravo vedere  indossate dalle donne e davanti allo specchio era come se io mi divertissi a fargliele indossare.”