venerdì 22 marzo 2013

"Una fortuna inconsapevole"


Tratto dal libro di Stella Borghesi:
I COLLANT DI MIO MARITO
Pubblicato da YOUCANPRINT

Nuova edizione rivista e aggiornata nel febbraio 2017
Disponibile anche in versione digitale su Streetlib

Mi sono chiesto tante volte perché tutto questo sia capitato proprio a me, cosa ha determinato l’insorgere di questa mia strana passione e dove o quando ho sbagliato. Guardandomi indietro nel tempo so che  questo bisogno  nasce  spesso per la delusione di un innamoramento non corrisposto, trova  spazio nella mia mente quando sono triste e depresso  o semplicemente si insinua per alleviare la noia  di una giornata interminabile da passare da solo in casa. Allora la tentazione si fa strada  e  mi lascio trascinare senza nemmeno opporre la resistenza di un tempo perché il senso di colpa adesso è molto minore. A volte la molla che innesca la nascita del  desiderio scatta  improvvisamente  quando il mio sguardo si è sofferma  sulla naturalezza  con cui quella ragazza seduta su una panchina ha accavallato le sue gambe. La grazia di quel semplice gesto è straordinaria e quasi mi stordisce mentre  osservo  la stoffa leggera della gonna che si solleva leggermente scivolando  sulle sue calze velate. Mi ritrovo a pensare  quasi ad alta voce ed il mio  desiderio si confonde e si mescola con l‘invidia. Rifletto sul fatto che per lei indossare la gonna con i collant ed i tacchi alti non le suscita emozioni molto diverse da quelle che prova quando indossa una tuta da ginnastica. Forse  per lei la sola differenza è data dalla percezione  degli sguardi dei ragazzi che si voltano a guardarla con più interesse e più insistenza quando indossa la minigonna  rispetto a quando porta i jeans. Magari non è nemmeno gratificata da tutte queste attenzioni e può anche darsi che le percepisca  solo come un fastidioso imbarazzo invece  di sentirle  come un gratificante apprezzamento della sua femminilità. Invece  io, quasi per empatia, mi ritrovo  ad immedesimarmi  in lei e mi immagino di essere al suo posto con i suoi stessi abiti addosso. In quel preciso istante è come se fossi  proprio  io ad accavallare le gambe posando delicatamente la mano sulle ginocchia avvolte da quei  leggeri collant trasparenti. La caviglia oscilla lievemente ed osservo soprappensiero le décolleté nere che si muovono mentre distrattamente lei prende dalla borsetta il cellulare  per  chiamare  un’amica. Che fortuna che hanno le donne a potersi vestire da donne e quanto appaiono insensatamente ignare di questa  loro fortuna.






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