martedì 26 marzo 2013

"Una via di fuga"




Tratto dal libro di Stella Borghesi:
I COLLANT DI MIO MARITO
Pubblicato da YOUCANPRINT

Nuova edizione rivista e aggiornata nel febbraio 2017
Disponibile anche in versione digitale su Streetlib

 “Era la prima volta che uscivo tra la gente e sapevo di dover  affrontare gli sguardi delle persone che avrei incontrato, sguardi severi in grado di cogliere ogni piccolo dettaglio fuori posto. Fuori era già buio ma i corridoi del treno erano abbastanza illuminati e non sarei passata inosservata camminando con una  minigonna  di camoscio  sui tacchi a spillo e con le calze nere fissate al reggicalze. La camicetta di seta bianca lasciava intravvedere in trasparenza il reggiseno nero  e  la parrucca  con lunghi capelli biondi e ricci  molto naturale  mi arrivava fino alle spalle. Sentivo la sottile striscia di seta nera del perizoma che ad ogni passo si insinuava in profondità  scomparendo nel  solco  tra le  mie natiche. Camminando su quei tacchi alti nel corridoio del treno sentivo addosso tutti gli  sguardi delle persone sedute comodamente nelle loro poltrone e percepivo sulla mia pelle  quegli sguardi pieni di desiderio che mi gratificavano al punto tale che desideravo accentuare  ancor di più il mio incedere provocante, quasi a voler sollecitare  ancor di più il loro desiderio. Stavo giocando e questo gioco mi piaceva. Ero eccitato e sentivo crescere la  mia erezione. Scesi alla fermata prevista e cambiai treno, questa volta per il tragitto più lungo che sarebbe durato quasi due ore. L’appuntamento fissato era su questo treno e lui aveva prenotato un vagone letto. Percorsi più di metà treno prima di arrivare alla carrozza e quando aprii la porta all’interno non c’era nessuno. Non ero sorpreso né deluso perché sapevo che  lui sarebbe salito alla fermata successiva e così cercai di rilassarmi accavallando le gambe. L’emozione era fortissima e nonostante l’agitazione che pervadeva ogni cellula del mio corpo mi costrinsi a restare immobile ed  in silenzio  aspettando che il respiro si placasse.Non ero per niente sicuro di volerlo fare davvero ma questo senso di incertezza lasciava intatta la possibilità di fermarmi in tempo e di ritornare sui miei passi. Avevo la consapevolezza di avere ancora una via di fuga e questo pensiero mi tranquillizzava dandomi l’illusione di avere la situazione sotto controllo.“





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