lunedì 20 maggio 2013

"I collant appesi ad asciugare"





Tratto dal libro di Stella Borghesi:
I COLLANT DI MIO MARITO
Pubblicato da YOUCANPRINT

Nuova edizione rivista e aggiornata nel febbraio 2017
Disponibile anche in versione digitale su Streetlib

I tre anni di matrimonio erano passati via velocissimi. La passione e l’attrazione fisica irresistibile era durata solo fino al momento in cui lei era rimasta incinta perché con il primo figlio era cambiato il nostro equilibrio di coppia. Ero completamente assorto in questi pensieri mentre stavo facendo il bagno e forse anche per questo non mi accorsi subito che proprio di fronte a me,  appesi sul radiatore scalda salviette, mia moglie aveva lasciato ad asciugare due paia di collant  color daino. Io li osservai affascinato perché improvvisamente sentii di nuovo crescere l’irresistibile attrazione di un tempo. Era come se  quei due collant chiedessero di essere indossati  dall’unica persona in quella casa che avrebbe saputo apprezzarli veramente. Sentivo che quei collant riguardavano quella parte importante di me che non era affatto scomparsa  e che invece si era risvegliata più forte che mai.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che li avevo indossati?
Li sfiorai con le dita osservando come fossero già perfettamente asciutti e li sentivo come se mi appartenessero. Quelli erano “i miei collant” e percepii prepotentemente  il bisogno fisiologico di poter avvolgere le mie gambe con quel tessuto  così meravigliosamente femminile. Un brivido di eccitazione percorse tutto il mio corpo e l’adrenalina cominciò a scorrere nelle mie vene. Era il piacere che si alimentava  con l’attesa, era la consapevolezza di superare un limite, di fare qualcosa di proibito. Stavo lì in piedi quasi assaporando quella bellissima sensazione, una sensazione ritrovata che riemergeva proprio quando pensavo di averla dimenticata per sempre e che solo adesso capivo quanto mi fosse mancata. Da quanto tempo non lo facevo? Cercai di resistere in ogni modo perché sapevo che stavo scherzando con il fuoco e che avrei rischiato di perdere moglie, figli, famiglia, casa, lavoro. Avrei potuto perdere tutto!  Mi asciugai le mani  lentamente e girai per casa cercando di distrarmi. Accesi la televisione, mi preparai un caffè, insomma feci di tutto perché non potesse accadere nulla di ciò che temevo e desideravo allo stesso tempo ma nonostante tutti i miei sforzi mezz’ora dopo  mi ritrovai ad avvolgere lentamente sulle mie caviglie i collant di Stella. Era la prima volta dopo tanto tempo. Era la prima volta dopo il matrimonio e sapevo bene che non sarebbe stata l’ultima perché la mia parte di femminilità repressa non era svanita nel nulla ma aveva continuato ad esistere in un angolo oscuro della mia anima aspettando pazientemente il momento opportuno per poter uscire allo scoperto reclamando  il proprio spazio vitale.




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