Tratto dal libro di Stella Borghesi:
I COLLANT DI MIO MARITO
Pubblicato da YOUCANPRINT
Nuova edizione rivista e aggiornata nel febbraio 2017
Disponibile anche in versione digitale su Streetlib
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“Mi allontanai lentamente dalle strade porticate del centro e mi ritrovai su un ampio viale
tranquillo costeggiato da un filare di platani. I fari delle poche macchine in
transito illuminavano per alcuni istanti le imponenti cancellate in ferro
battuto che delimitavano gli ingressi di
antiche e signorili dimore. In qualche modo percepivo di essere una persona
speciale che si era creata il suo favoloso
mondo . Era un mondo fatto di fantasie, di sogni, di intenzioni e di pensieri
propri. Un mondo diverso ma dove in fondo mi sentivo al sicuro e libero di
essere me stesso, nonostante tutte le paure e le proibizioni.
Mi sentivo vulnerabile, ma non per questo indifeso.
Mi sentivo speciale, ma non per questo diverso.
Mi sentivo vivo, mi sentivo bene.
Avevo bisogno di quella femminilità che impersonificavo così bene, era come un
surrogato, come se cercassi di creare su me stesso ciò che avevo sempre
desiderato e ammirato nelle donne. Forse il mio era solo il bisogno di soddisfare quella necessità che
non era stata soddisfatta negli anni della mia crescita quando le ragazze con
cui uscivo si vestivano come i ragazzi rifiutando di indossare tutte quelle
cose raffinate e femminili che io invece ammiravo così tanto.
Sapevo che entro poche ore sarei tornato ad
interpretare la mia parte maschile ma in
quel momento non mi interessava il passato ne il futuro e volevo solo poter
godere di quegli attimi così intimamente piacevoli. Non avevo nessun desiderio
o rimpianto di non essere nato donna, perché nel mio genere maschile ci stavo
bene e non lo avrei mai cambiato.”
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