martedì 4 aprile 2017

"Una trasformazione temporanea"


Tratto dal libro di Stella Borghesi:
I COLLANT DI MIO MARITO
Pubblicato da YOUCANPRINT
Nuova edizione rivista e aggiornata nel febbraio 2017
Disponibile anche in versione digitale su Streetlib

Era come se fossi a conoscenza di un passaggio segreto in grado di condurmi in quella parte del mondo così affascinante da cui ero stato escluso. In  meno di mezz’ora ero in grado di passare dal genere maschile a quello femminile e durante quella transizione potevo osservare il mio corpo modificarsi magicamente fino a sovrapporsi all’immagine di quella donna ideale a cui cercavo di assomigliare. Poi mi guardavo davanti allo specchio  e fissavo  stupito e affascinato quella figura un po’ ambigua che sembrava appartenere alla terra di mezzo, quel territorio indefinito che separa i maschi dalle femmine. Sapevo però che era solo un bel gioco, non certo una scelta di vita. Mi piaceva fotografarmi davanti allo specchio e credo che non fosse solo per soddisfare la mia vanità. Qualsiasi donna  può  guardarsi allo specchio e truccarsi tutte le volte che vuole. Io invece potevo farlo  solo in rare occasioni ed in un certo senso le fotografie digitali erano il mio specchio dove poter rivedere in seguito le mie migliori interpretazioni “enfemme”, quasi per avere conferma dell’esistenza di quella donna misteriosa che ogni tanto si faceva sentire reclamando un po’ di attenzione. Era il solo modo per dimostrare la sua reale esistenza e per convincermi che non era solo il frutto della mia fantasia. Quando provavo quei vestiti così belli cercavo di  “mettere in scena” il mio ideale femminile e allora  indossavo tutto ciò che avrei desiderato di veder indossato dalla mia donna ideale. Le emozioni di quei momenti erano spesso così intense e coinvolgenti da indurmi nel tempo una sorta di dipendenza. Sapevo che era solo un gioco ma sapevo bene che questo gioco stava diventando sempre più coinvolgente e pericoloso. In quei momenti ringraziavo il progresso tecnologico dell’era digitale perché altrimenti non avrei mai avuto il coraggio di sviluppare quelle immagini da un fotografo tradizionale.