Tratto dal libro di Stella Borghesi:
IL MONDO SEGRETO DEI TRAVESTITI
Pubblicato da lulu.com
A volte, quando l’effetto del trucco era
particolarmente riuscito, desideravo poter fissare quell’immagine prima che
svanisse ed avevo così preso l’abitudine di scattare delle fotografie digitali con l’aiuto del cavalletto e
dell’autoscatto. C’era sicuramente molta autosuggestione in questo gioco e mi
rendevo conto che altrimenti non avrebbe potuto funzionare. Io continuavo a
giocare perché i miei occhi filtravano l’immagine allo specchio esaltando i
caratteri femminili e facendo finta di non vedere quelli maschili, quelli che
chiaramente non potevano mentire. Quelle fotografie in un certo modo
erano solo la manifestazione del mio desiderio di soddisfare la mia
vanità al femminile. C’era una
certa logica nel mio ragionamento
perché qualsiasi donna
può guardarsi allo specchio
e truccarsi tutte le volte che vuole. Io invece potevo farlo solo in rare occasioni e le fotografie
digitali erano il mio specchio dove poter rivedere in seguito le mie migliori
interpretazioni “enfemme”, quasi per avere conferma dell’esistenza di quella
donna misteriosa che ogni tanto si faceva sentire reclamando un po' di
attenzione. Era il solo modo per dimostrare la sua reale esistenza e per
convincermi che non era solo il frutto della mia fantasia. Quando provavo quei
vestiti così belli cercavo di
“mettere in scena” il mio ideale femminile e allora indossavo tutto ciò che avrei
desiderato che la mia donna ideale potesse indossare. Le emozioni di quei
momenti erano spesso così intense e coinvolgenti da indurmi nel tempo una sorta
di dipendenza. Sapevo che era solo un gioco ma sapevo anche che questo gioco
stava diventando sempre più
coinvolgente e pericoloso.
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